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E tu che portiere sei? Piccola guida per riconoscerti

E tu che portiere sei? Piccola guida per riconoscerti

Francesco Ressa

Importante premessa. Questo post non è farina del nostro sacco, ma è stato scritto da un nostro affezionato cliente.

Solitamente, pezzi così lunghi portano alla noia dopo poche righe, eppure questa volta la lettura è andata liscia sino alla fine, lasciandoci sorpresi di quanto siano realistiche le diverse categorizzazioni di tutti i tizi che decidono di mettersi tra i pali, partendo da quello capitato per caso, sino al mitologico vero portiere.

Inizia a leggere e non fermarti prima di arrivare alla fine!

1) L’IMPROVVISATO

Solitamente, è completamente sprovvisto di agilità, istinto, capacità di distinguere destra da sinistra.Più che essere promosso a portiere, l’improvvisato viene degradato con disonore da giocatore dandogli il compito più ignobile di tutti: fare IL PORTIERE. Dopo la cerimonia solenne, dove gli viene comunicato l’esilio nella propria area di rigore, l’improvvisato, triste e solo, si piazza sotto quella curiosa costruzione, che trova utile solo per appenderci la felpa o appoggiarsi quando è stanco. L’improvvisato è riconoscibile per il non spostarsi mai dal centro della porta, nemmeno per evitare una carica di brontosauri. Non importa quale palo coprire, stare al centro è simmetria, non può mai succedere nulla di brutto al centro. Non è quasi mai sudato, perché i movimenti che fa sono quasi da yoga. Il suo colpo migliore è la parata del cigno nascente, cioè allungare timidamente un piede verso la palla, sperando di impietosirla e fermarla. Efficacia: 4%. La parata di solito è accompagnata da un’aria svogliata, che a volte si trasforma in sguardo da cucciolo di fronte ad un camion (che diminuisce l’efficacia della parata del 4%).

È l’ultima risorsa da chiamare per gli organizzatori di partite, e in partita viene subissato da grida e insulti dei compagni di gioco, che appena prima dell'inizio della partita lo hanno pregato in ginocchio.

Portiere di ispirazione: Olivier Giroud.

 

2) IL CORRENTE ALTERNATA

Molto spesso è un ex improvvisato, ma a differenza dell’improvvisato, il corrente alternata ha una predisposizione naturale per parare.

È tutto affidato al suo “senso di portiere”: per tale ragione, è capace di compiere prodezze incredibili, e topiche da istituto dei ciechi. Il siluro da due centimetri all’angolino alto? Lo prende! La ciabattata a rallentatore centrale tirata per farsi due risate? Ecco che passa sotto la sua pancia ed entra. è il Genio e sregolatezza della partita, la variabile impazzita, ogni suo intervento aumenta l’entropia dell’universo.

Il corrente alternata si ritiene comunque un serio professionista, ed è felice di aver trovato un ruolo in una squadra. La carenza di portieri veri (vedi descrizione più avanti), porta il corrente alternata ad avere un buon giro di richieste per giocare, e questo di solito, lui lo attribuisce alle sue doti prodigiose. A causa di questo day-dreaming, il corrente alternata ha una reazione di profonda depressione quando incappa in un errore, smette di mangiare e di parlare, la sua vita sociale si riduce, e medita di comprare un libro di Bruno Vespa. Di lui si dice tutto e il contrario di tutto. Riportiamo un dialogo come esempio:

“Posso portare Argenilulfo.”

“Ma chi Argenilulfo? No, dai non portarlo.”

“Troppo forte?”

“…Troppo scarso, semmai!”

“… Argenilulfo scarso? Ma guarda che è fortissimo! Fa dei voli assurdi!”

“Ma chi? Argenilulfo? Che si è fatto segnare sei volte dal portiere avversario dalla propria porta?”

… 4 ore dopo.

“Ma ha parato quattro rigori in una partita sola!”

“E’ riuscito a farsi segnare da un barboncino da metà campo!”

Portiere di ispirazione: Eduardo, Dida

 

3) L’URLATORE FOLLE

Probabilmente nella vita di tutti i giorni è un sottomesso, che deve sottostare ai comandi di altre persone, e cova segretamente l’ambizione di poter comandare gli altri.

Oltre a ciò, l’urlatore folle è una lavagna tattica vivente, disegna schemi e nuove tattiche prima, durante e a volte DOPO la partita.

Durante la partita, il giocatore sente continuamente “DAIPASSALEVATELA DAIAMEDAIAMEANCHEDIETRO GUARDALUISOLOADESTRA TIRAITRAAAAAACAZZOFAI!”.

È l’urlatore folle, dalla propria porta, che segue l’azione, gridandogli almeno sedici opzioni in tempo reale. Per fare ciò è dotato di diaframma rinforzato e corde vocali di adamantio.

Il giocatore, confuso dal continuo coro cacofonico, se non continua a correre palla al piede fino a casa propria, finisce col perdere il pallone, per le ire dell’urlatore.

I difensori dell’urlatore folle, di solito hanno lo sguardo perennemente preoccupato, oppure ormai spento e vacuo. In effetti la fase difensiva è molto dura, come si può leggere dal seguente esempio:

“ATTENTO CHE ARRIVA A DESTRA! ANTO, SINISTRA TUO, OCCHIO AL TAGLIO OCCHIO AL TAGLIO, LUNGA LA PALLA LUNGAAAAA! NON CI ANDARE NON CI ANDARE VACCI VACCIII CAZZO FAI!”

E’ come giocare con degli auricolari che ti sparano nelle orecchie “AI AI SEU TU PEUGO” in loop.

I giocatori escono provati. Alcuni non arrivano a fine partita.

L’unico momento di rivalsa per loro si manifesta quando, dopo tanti cazziatoni e fantasiosi suggerimenti (“CONLALINGUA, SPAZZACONLALINGUAAA!”), infine anche l’urlatore sbaglia. In quel momento tutti si girano, carichi di odio e desiderosi di vendetta, sorridendo come Hannibal Lecter. Ma non ce n’è mai il tempo. C’è una sola persona in campo che può insultare l’urlatore dopo un errore.

Ed è lui stesso.

“MACAZZOCHECAZZOFACCIOPUREIO CHEPPALLEODIOMESTESSO CHESCHIFONONCISONOPROPRIO, FANCULOAMEEALLEMIESETTEFUTUREGENERAZIONI IDIOTIIMIEICHEMIHANNOMESSOALMONDO CAZZOFACCIO!”

Portiere di ispirazione: Morgan De Sanctis, Stefano Sorrentino, ma soprattutto Sebastiano Rossi.

 

4) IL COREOGRAFICO

Il coreografico è un adrenalina-dipendente. E niente è più adrenalinico che volteggiare sulla linea di porta schiaffeggiando un pallone.

Al primo tiro ecco che pam! con un colpo di reni, il coreografico mette in calcio d’angolo, per poi tornare a terra con quattro avvitamenti. Applausi da tutti, grida di acclamazione. Si sposta da un palo all’altro con il moonwalk. Arriva il secondo tiro. Pam, volo basso con capriola e deviazione in angolo. Ancora applausi, ma meno convinti. Arriva il terzo tiro, o meglio un comodo retropassaggio di testa del difensore, PAM! Meno applausi. Qualcuno chiede timidamente: “Ma scusa, non potevi bloccarla?”

Il coreografico non conosce la presa. Non gli interessa nemmeno. Lui vuole le parate difficili, i voli plastici, le deviazioni con la punta delle dita, con la mano di richiamo.

Il coreografico cerca SEMPRE la parata difficile. Anche su un tiro facile. La deviazione è l’unica parata vera, bloccare il pallone è da perdenti. Arriva addirittura all’estremo di non dare indicazioni alla difesa, per fare arrivare gli avversari al tiro e potersi esaltare, per la disperazione dei compagni, che vedono avversari segnare a porta vuota, perché il portiere è troppo impegnato a cadere sulle mani dopo l’ennesima respinta su tiro lentissimo.

Il coreografico ha un nemico giurato: il tiro centrale non troppo forte. Per lui, il tiro centrale è una perdita di tempo, dovrebbe essere abolito. Bloccarlo è da perdenti, così su tiro centrale l’unica cosa da fare è spiazzarsi apposta, spostandosi su un lato per poi poter intervenire in tuffo. Alla fine della partita è coperto di complimenti per le sue doti superumane, e le parate difficili. Certo, smontare i fumogeni e i fuochi d’artificio che accompagnano ogni sua parata è faticoso, ma è un prezzo da pagare volentieri per la celebrità.

Portiere di ispirazione: Guillermo Ochoa, Sebastien Frey

 

5) L’ATTACCANTE MANCATO

Questo tipo di portiere di solito sa giocare coi piedi (o meglio, pensa di saper giocare coi piedi, più o meno come pensa di saper costruire una bomba al neutrone). Durante una fase d’attacco della propria squadra, si spinge fino quasi a centrocampo, guardando avidamente il pallone, spogliandolo letteralmente con gli occhi fino alla camera d’aria. Può resistere dieci, quindici minuti.

Non appena la schiuma alla bocca raggiunge la consistenza del sapone da barba, l’attaccante mancato parte verso la porta avversaria. Falciando avversari o compagni di squadra, riesce a prendersi il pallone. Il suo desiderio non è solo segnare. È umiliare tutti, in campo. È determinato a diventare il giocatore Alfa della partita. Quindi si lancia in dribbling improbabili o in tiri agghiaccianti che nemmeno Kluivert quando era al Milan. Ogni sua sortita offensiva è accompagnata da grida e fustigazioni dei compagni, ma niente, nemmeno dei bastoni per bestiame possono tenerlo lontano dalla porta avversaria.

Il portiere attaccante mancato non deve perdere nemmeno una occasione per mostrare che coi piedi ci sa fare, che anzi, lui è meglio dei propri compagni di squadra, per questo non rilancia il pallone a nessuno. Piuttosto, se lo appoggia sui piedi e parte per dribblare l’intera squadra avversaria, panchinari compresi, senza passarla mai. La sua corsa gloriosa finisce quasi sempre al primo attaccante, che con un solo movimento, gli leva il pallone lo insacca. E’ un tipo di portiere in via d’estinzione, visto che piuttosto che vederlo uscire dalla porta, i compagni preferiscono sparargli alle rotule.

Portiere di ispirazione: Jose Luis Chilavert, Rogerio Ceni, René Higuita.

 

6) L’ESTREMISTA

È un portiere. Ha studiato tutte le tecniche. Conosce l’uscita a croce del calcio a cinque, la presa a triangolo, persino la parata a budino di mandorle. È un freddo analista di tutti i portieri (Buffon è troppo fermo, Casillas è troppo istintivo, Neuer non sa uscire, Muslera è troppo scostante), conosce tutti i tipi di esercizi pur non avendone mai fatto uno in vita sua, e quando gli si chiede se sappia parare dice soltanto: “ io non so parare. Io SONO UN PORTIERE.” Con sguardo a stiletto, come se stesse parlando dei Tagliapietre, dei Navy Seal o dei Ninja della Mano. Di solito dice che essere un portiere è più uno stile di vita che un ruolo a calcio, e sfrutta questa sua posizione per sedurre le ragazze, diminuendo così la possibilità di avere una relazione. Ma a che serve una ragazza, in fondo. L’importante è essere un portiere.

In campo cerca sempre di abbinare i colori e di vestire secondo la moda del momento. Ma è sui propri errori che l’estremista dà il suo meglio. Dopo una papera su cross innocuo, solitamente cerca di addurre elementi esterni che hanno influito sulla cattiva valutazione da parte sua. Frasi come ero coperto, la palla gira in modo strano, sono scivolato, lo spread mi mette tensione, non ho i guanti adatti, sono la bibbia dell’estremista, per cui il portiere NON DEVE MAI ESSERE ACCUSATO DI NULLA. Perchè, anche in assenza di fattori esterni se la palla dal punto A va al punto B (la porta) anche se in mezzo c'è il punto C(il portiere), gli astri, I fratelli delle Pleiadi, o un telepate al servizio di nazisticomunisti senza scrupoli, sicuramente hanno influito sulla sua traettoria. Nessuno può contraddirlo. Lui è un portiere. Povera la ragazza con cui dovrà uscire dopo la partita.

Portiere di ispirazione: Benji Price sotto steroidi.

 

7) IL PORTIERE VERO

È colui che ammette di avere sbagliato. È colui che chiama la difesa, ma con intelligenza. Esce sempre con sicurezza chiamando la palla e fermandosi se ha travolto qualcuno. Parla il necessario e non assilla i propri compagni. In porta è una sicurezza, anche se a volte sbaglia qualcosa. Ma quando lo fa, chiede scusa subito. Non ha mai battibecchi con compagni o avversari. non rimprovera, dà consigli e incoraggia sempre.

La sua figura è ammantata di mistero, le sue gesta sono argomento di miti, è spesso etichettato come Bestiale, Fantastico, Miracoloso. un Dio, un Mostro.

Purtroppo, la maggior parte dei portieri veri fa come lavoro l’agente segreto, oppure il supereroe. Di conseguenza non li si vede quasi mai alle partite organizzate. Gli organizzatori cercano anche di farli sedurre dalle proprie fidanzate, offrono soldi, minacciano i loro parenti. Ma i portieri veri, gentilmente, rispondono che semplicemente non possono, che devono scongiurare un’epidemia in centro Europa, oppure combattere contro un quadrumane assassino in zona Porta Genova.

Però accade che una volta ogni plenilunio, il portiere vero giochi con gli amici.

In quelle occasioni, solitamente gioca in altre zone del campo.

Portiere di ispirazione: Dino Zoff, Lev Yashin

 

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