Il Coronavirus sta uccidendo il calcio amatoriale
Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2020
.L'Italia sta ripartendo dopo essersi fermata per più di due mesi, ma il calcio amatoriale è ancora fermo, bloccato da paure probabilmente eccessive e senza alcuna proposta per ricominciare a giocare.
Premessa
10 marzo 2020: in Italia inizia il lockdown per evitare il diffondersi del Coronavirus. Si fermano tutte le attività, comprese quelle sportive e ci si chiude in casa, sperando che la pandemia abbia presto fine.
Fine maggio 2020: se si escludono la Lombardia e alcune zone del nord Italia, il Covid-19 non ha fatto i danni che si temevano e molte attività sono riprese più o meno regolarmente, tenendo conto del distanziamento sociale (più o meno...) e anche della necessità di far ripartire un'economia davvero in crisi. La "fase 2" si è rivelata un successo.
Peccato che tutto il calcio con tutti gli altri sport di squadra siano ancora in "fase 1".
Se si escludono infatti le discipline individuali non di contatto, tutte le attività sportive che richiedano anche il contatto fisico per essere svolte non sono ancora ripartite, costringendo all'inattività tanti calciatori e tanti atleti.
Il calcio in quarantena
Hanno chiuso i campionati dalla D in giù, anticipando la fine della stagione e attendiamo di capire come termineranno i campionati professionistici, C compresa, dove obiettivamente vediamo complicato un adeguamento effettivo a tutte le norme di sicurezza anti contagio previste.
Per il calcio amatoriale, a meno di improvvisare in qualche piazza, parcheggio o strada di periferia, come si faceva fino agli anni 80, la chiusura dei centri sportivi e dei loro campi in erba sintetica, fossero da calcio a 5, da calciotto o da calcio a 11, è stata improvvisa e senza alcuna ipotesi anche remota di ripresa.
Niente più scuole calcio, fondamentali per la crescita non solo tecnica, ma anche sociale e relazionale dei bambini coinvolti, niente partite con gli amici, ottime per scaricare le tensioni dello studio e del lavoro e cementificare amicizie vere e niente tornei rivolti a chi del calcio ha fatto la propria ragione di vita indipendentemente dalle proprie capacità e dalla propria età anagrafica.
A oggi non ci sono date che facciano pensare a una ripresa di tutto questo.
Calcio e Covid: i pericoli
Ma quali sono i rischi legati al campo? Il calcio è davvero così pericoloso in chiave contagio?
Ha provato a dare una risposta motivata nel merito e documentata nei fatti l'Università di Aarhus in Danimarca, che ha analizzato i movimenti di tutti i calciatori della locale Super League (la loro serie A), per valutare un eventuale contagio durante i 90 minuti.
Il presupposto da considerare è questo: per essere davvero a rischio contagio, è necessario restare almeno un quarto d'ora a meno di due metri da una persona infettata dal Coronavirus.
Immaginando di avere un positivo al Covid-19 in campo con compagni e avversari a meno di un metro e mezzo da lui, quest'ultimo condividerà questi spazi con gli altri in maniera non continuativa da zero a 657 secondi (quasi 11 minuti), rimanendo ampiamente sotto i tempi critici.
Prendendo singolarmente ogni atleta in campo, quelli più a rischio sarebbero gli attaccanti, con tempi di contatto critico intorno ai due minuti, mentre per gli altri calciatori non si arriverebbe neanche a un minuto e mezzo.
Per i dilettanti e ancora di più per chi gioca solo per divertimento i rischi calano ulteriormente, perché si è meno veloci (e atletici) rispetto ai professionisti, riducendo di fatto i tempi di contatto e quindi il rischio.
I Portieri
Per gli estremi difensori i rischi sono ancora più bassi. Quasi nulli.
Il portiere, salvo alcune situazioni di mischia sui calci d'angolo è quasi sempre isolato dal resto dei calciatori e i contatti ravvicinati sono molti meno rispetto a chi si trova a correre per il resto del campo.
Per questo è sicuramente la persona più al sicuro, anche grazie all'uso dei guanti da portiere e eventualmente a un abbigliamento protettivo che può ridurre ancora di più il rischio di contatto con fluidi (sangue, muchi, saliva) contagiosi.
Perché non si riparte
Abbiamo parlato di questo con Raffaele "Clem" Clemente nella puntata di ParaTalk del 21 maggio, che vi invito a vedere qui, se avete il tempo necessario.
Se non si trova un modo per evitare rischi penali a chi gestisce i centri sportivi e agli organizzatori dei tornei, in caso di contagio accertato durante una partita, nessun addetto ai lavori armato di buon senso si riassumerà la responsabilità di togliere i lucchetti dalle porte dei campi.
Sei proposte per ricominciare
Come Portierecalcio.it abbiamo ragionato su un modo per ripartire quanto più in sicurezza possibile, cercando il miglior compromesso tra salute e voglia di tornare a parare. Riteniamo che si possa ripartire così:
1️⃣➡️ Chiusura degli spogliatoi fino a termine emergenza. Ci si cambia e ci si lava a casa.
2️⃣➡️ Registrazione da parte del gestore della struttura di tutti i presenti, con nome, cognome, telefono, numero di documento di identità ed eventuale garanzia di un genitore per i minorenni. Se necessario anche la firma di una liberatoria, che faccia assumere la responsabilità di eventuale contagio a chi ha deciso di scendere in campo. Dopo 14 giorni gli elenchi andranno distrutti.
3️⃣➡️ Niente contatti in caso di gol e niente proteste con gli arbitri. Cercate di restare lucidi e usate il buonsenso. Se si può ricominciare, giusto cercare di conservare la calma e godersi il momento.
4️⃣➡️ Niente sputi in campo! I portieri abituati a farlo sui guanti, prendano in considerazione l'uso di una borraccia per tenere il lattice umido. Funziona meglio ed è molto più sicuro per tutti.
5️⃣➡️ Sempre a proposito delle borracce e delle bottigliette, nessuna cessione di queste ad altri. Ognuno beve la sua e la tiene lontana dalle altre.
6️⃣➡️ Tornando ai portieri, come scritto già sopra, utilizzo, vista la possibilità di vestirsi diversamente dai calciatori in campo, di abbigliamento coprente e protettivo, dai pantaloni alle maglie. Si soffrirà il caldo, ma meglio che stare a casa a girarsi i pollici...
Un pensiero su “Il Coronavirus sta uccidendo il calcio amatoriale”
1 oggetto(i)
[…] il più presto possibile. Noi stessi di Portierecalcio.it proprio su questo blog abbiamo suggerito alcuni protocolli di sicurezza utili, che permetterebbero una ripartenza con un basso indice di […]