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La Responsabilità e il carico psicologico del portiere nella Scuola Calcio

La Responsabilità e il carico psicologico del portiere nella Scuola Calcio

Francesco Ressa

Ospitiamo sul nostro blog ancora una volta Max Pirotta. Per chi non lo conoscesse Max è un preparatore che si è specializzato nello sviluppo dei piccoli portieri oltre a curare privatamente l'allenamento e la preparazione di dilettanti e professionisti come Jacopo Viola, vero e proprio fenomeno dei Social Network.

Ricordiamo, che Portierecalcio.it attraverso questo blog è sempre a disposizione di chiunque voglia discutere in maniera costruttiva del difficile ruolo riservato ai numeri 1.

Un bambino vuole fare il portiere

Per un bimbo decidere di indossare i guanti spesso è una cosa naturale. Si sente speciale in confronto ai suoi compagni, perché indossare la maglia numero 1 ed essere vestiti diversamente è un’attrazione verso un modo di intendere e sognare il calcio in maniera opposta. Esultare ed essere felici per non aver fatto segnare gli altri, volare tra i pali, sentirsi importanti per guardare il campo dal punto più lontano da dove la squadra segnerà.

Tutto questo però è il bello del ruolo, insieme a tantissime altre emozioni che ogni bimbo prova appena si avvicina a quei 3 pali. Le difficoltà sono ben altre.

Mi spiego meglio: spesso un portierino agli inizi può e deve sbagliare.

Il rapporto con i compagni di squadra

Durante una partita o anche semplicemente un allenamento i primi ostacoli sotto l’aspetto psicologico potrà trovarli direttamente con coloro che dovrebbero essere gli alleati: i compagni.

Questa è una cosa che ogni allenatore e ancor di più un preparatore dei portieri sa perfettamente, ma durante una partita le occhiate o i commenti dei compagni per ogni indecisione, possono essere già un primo scoglio psicologico ma che con l’andare del tempo e con la giusta sintonia con la squadra verrà pian piano superato, anche da coloro che fanno più fatica.

La gestione comunicativa

Cosa rende una nave sicura? Un eccellente comandante.

All’inizio per i nostri numeri uno è complicato e non semplice imporsi a tutti, spesso con risultati neanche sufficienti. È normale vedere litigi tra il portierino e i suoi difensori, che non accettano i suggerimenti ad alta voce.

Come nel punto precedente un buon team di allenatori sa come lavorare su questa delicata situazione facendo capire a tutti che il calcio è uno sport di squadra e c’è bisogno di tutti. Nella scuola calcio ciò è molto più importante degli insegnamenti tattici.

La paura di sbagliare.

Una cosa da non sottovalutare è la gestione dell’errore, che si differenzia da quello che possono pensare i compagni. È una sensazione più personale e che serve a sentirsi più sicuri.

Se un portiere ha paura di sbagliare, sbaglia. Tutto parte dall’allenamento, perché è giusto far sì che il bambino provi e riprovi fino a quando non abbia immagazzinato ogni singolo gesto nel miglior modo possibile. Questo lo porterà a sentirsi più convinto e tranquillo nella difesa della porta.

Conclusioni

Avendo provato in questo articolo a fare una panoramica veloce di ciò che penso, non sono riuscito comunque ad elencare realmente tutto ciò a cui un giovane estremo difensore è davvero sottoposto ogni volta. Ci sarebbe da aprire un capitolo enorme sui fattori esterni, la gestione dello stress, il primo approccio col pubblico, i giudizi, il linguaggio non verbale e davvero tanto altro.

Di una cosa sono sicuro al 100%. Se un bambino esulta dopo una propria parata, con gli occhi che luccicano e un bel sorriso, quella è l’essenza della passione.

 

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